14 – Col Moschin
di Davide Pegoraro e Alessandro Bernardi
Tra i monti più conosciuti della Grande Guerra, il Col Moschin deve la sua notorietà agli avvenimenti del 15 giugno 1918. Dopo una travolgente avanzata austroungarica, nel primo giorno della Battaglia del Solstizio, divenne perno della resistenza italiana nel settore occidentale del massiccio del Grappa. L’opportuno intervento degli arditi all’apice dello scontro, fece volgere le sorti dello scontro a favore del regio esercito e con queste forse anche quello dell’intera battaglia. Una colonna mozza sulla cima ne indica la sommità e riporta i nomi dei principali reparti che vi combatterono.
Se abbiamo paura? Non si può dire. Dipende. Dipende quanta, in più o in meno del nemico. Questo fa la differenza al momento dell’attacco, spesso ne determina l’esito. Il destino di ognuno è legato ad un calcolo matematico, fatto sui tempi necessari all’esecuzione, sui numeri degli effettivi, sulle distanze da percorrere, sul numero di volte in cui l’hai già scampata.
Per noi non c’è il prima. Ubriacatura di violenza, sconquasso inevitabile. Pandemonio ad orologeria, fiume urlante. Quando tutto finisce par quasi manchi il respiro, perché si sa, l’ossigeno è nel sangue e più ne scorre, più ne siamo ebri.
Se abbiamo paura? Non si può dire. Dipende. Dipende quanta, in più o in meno del nemico. Questo fa la differenza al momento dell’attacco, spesso ne determina l’esito. Il destino di ognuno è legato ad un calcolo matematico, fatto sui tempi necessari all’esecuzione, sui numeri degli effettivi, sulle distanze da percorrere, sul numero di volte in cui l’hai già scampata. Per noi non c’è il prima. Ubriacatura di violenza, sconquasso inevitabile. Pandemonio ad orologeria, fiume urlante. Quando tutto finisce par quasi manchi il respiro, perché si sa, l’ossigeno è nel sangue e più ne scorre, più ne siamo ebri.